Giacon Guerrino

Giacon Guerrino
nato a Sandrigo il 18 aprile 1908, residente a Bressanvido, sposato con Maria Costalunga nel 1934.
Militare di fanteria a cavallo, il distacco dalla moglie e dalle figlie Giovannina di 7 anni e Mirella di 2 mesi avviene
con il richiamo del 19 settembre ‘42 al distaccamento di Novara, dopo due mesi è congedato perché due fratelli
sono già stati richiamati alle armi. Viene reclamato poco dopo, il 23 febbraio ’43 al deposito “Regimento Lanceri
Firenze” a Ferrara.
Partecipa alle operazioni di guerra in Balcania, territori greci e albanesi del 21 aprile all’ 8 settembre ‘43 con il
gruppo appiedato “Lancieri Firenze”. Il 9 settembre è fatto prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania. Nel
suo lungo periodo di prigionia cambierà 4 campi di lavoro. Ammassato nelle baracche con gli altri prigionieri, per
riuscire a sopravvivere si trova a cibarsi delle bucce di patate che trova nei rifiuti e per reagire e sfuggire alla
drammaticità della prigionia si offre volontario ogni volta che i tedeschi richiedono un prigioniero in grado di
svolgere mansioni specifiche. Pur non essendo capace, si è sempre reso disponibile nei compiti richiesti imparando
così a suonare la tromba, fare l’elettricista ed il muratore, lavoro che poi ha intrapreso al suo rientro in patria.
Durante la prigionia è stato mandato per 6 mesi a lavorare sotto una galleria e quando finalmente è uscito non
riusciva più a vederci perché i suoi occhi erano abituati all’oscurità.
Uno dei ricordi più drammatici che si portava nel cuore e raccontava con mestizia ai figli, risale all’obbligo impartito
dai tedeschi di raccogliere i cadaveri degli altri prigionieri che man mano morivano perché denutriti e malati. Solo i
più forti riuscivano a sopravvivere, ed erano quotidianamente a contatto con la morte che aleggiava vicino a loro.
Guerrino ricordava con orrore che gli rimanevano in mano pezzi di ossa che si staccavano da questi corpi consumati
dalla fatica e dagli stenti. Gli era insopportabile svolgere questo compito, la nausea lo assaliva spesso mentre
accatastava uno sull’altro i cadaveri dei suoi compagni. Da questi orrori non si è mai completamente liberato, e ha
portato sempre con sé, negli anni, i dolori ed i dispiaceri vissuti.
A guerra quasi conclusa conclusa, quando ormai le forze dei prigionieri erano allo stremo, i tedeschi avevano fretta
di scappare e di far sparire le tracce delle atrocità da loro commesse. Stavano per far saltare in aria anche la baracca
dov’era Guerrino, lui non aveva più la forza di reagire ed esortava il suo amico e vicino di casa a fuggire, a non
pensare a lui. Ma quell’ amico gli ha salvato la vita e l’ha trascinato fuori da lì, da quella baracca, da quell’ incubo.
Finalmente il 15 luglio 1945 è arrivato al distretto militare di Vicenza, per poi rientrare a Bressanvido per
riabbracciare la moglie e le figlie; qualche anno dopo la famiglia si è felicemente allargata con l’arrivo della figlia Ida
e il figlio Giuliano.
Nonno Guerrino ci ha lasciati il 14 maggio 1998 all’età di 90 anni.

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